Devalle e i Collages degli anna Sessanta a Milano

Fino al 9 settembre al Museo del Novecento di Milano potrete visitare la mostra “Beppe Devalle. Collages degli anni Sessanta”. L’esposizione, a cura di Flavio Fergonzi, mostrerà al pubblico l’opera Salem (1965), recente dono di Devalle al museo, e con esso un nucleo di altri quindici collages realizzati nei primi anni Sessanta.

Era il 1963 quando Beppe Devalle, un giovane pittore torinese di già avviato successo, abbandona la pittura, gli amati riferimenti di Paul Klee e Arshile Gorky, e si mette per tre anni, fino al  1966, a ritagliare immagini da riviste producendo collaggi come quelli che vediamo in questa mostra. In quegli anni Devalle usava ritagli di newsmagazines americani o vecchie riviste di moda, ricercando un’eleganza ormai sparita, attraverso il montaggio rigoroso di geometrie e colori. Con la svolta dei collaggi del 1963, Devalle mette alla prova regole di montaggio nuove: evidenzia la griglia implicita entro cui si posizionano le cose; impara, soprattutto, a potenziare la tensione tra i margini del ritaglio, i profili dell’oggetto fotografato entro il ritaglio, il profilo del nuovo organismo (i vari ritagli combinati) in rapporto al foglio bianco che lo ospita.

Inizialmente, tra 1963 e 1964, questi collaggi non erano pensati come studi preparatori per dei quadri; rappresentavano, piuttosto la reazione a un nuovo bisogno di soggetto cui la pittura non sapeva più dare risposte. C’erano sentori nell’aria che invitavano a fare i conti con l’immagine in modo diverso. La vicinanza con Michelangelo Pistoletto, l’apertura a Torino della galleria di Gian Enzo Sperone, le notizie che arrivavano da oltreoceano, via Parigi, attraverso la galleria di Ileana Sonnabend spingevano a confrontarsi con ambiti che erano stati fin lì lontani dalla pittura e che ne avrebbero rivoluzionato le regole.

Sembrava definitivamente tramontata la stagione della materia in sé espressiva; ma anche quella del disegno dal modello, della deformazione postpicassiana: tutto spazzato via dalla inusitata eloquenza dal medium fotografico. Ed ecco che tutta questa storia è raccontata dalla mostra, attraverso le opere esposte, un nucleo cospicuo di collage creati da giornali italiani e soprattutto americani, riviste di mode e tanta eleganza.

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