Emilia: il terremoto e l’arte che non c’è più

Un altro terremoto ha colpito e devastato l’Italia. Dopo l’Aquila è toccato all’Emilia, l’ennesimo paese che si è sbriciolato come pasta frolla. Sette morti, innumerevoli feriti e sfollati: quando il bilancio è così tragico, è prioritario pensare a chi non c’è più e a come aiutare chi è sopravvissuto.

Parlare di arte potrebbe sembrare inopportuno, ma il dato di fatto è che il terremoto ha spazzato via il presente ed anche il passato. E’ Finale Emilia il luogo dove il patrimonio culturale ha pagato il prezzo più alto. Secoli di storia che il movimento della terra ha annullato in pochi istanti. Qui è crollata la Torre dell’Orologio, risalente al 1213 e che era stato dichiarata Monumento Nazionale. Con i suoi 32 metri di altezza custodiva in cima la più grande campana della città. Si è completamente sbriciolata, così come si sono sbriciolati il Duomo del 1474, il Castello delle Rocche, anche questo del 1400, Palazzo Grillenzoni e il Municipio. Quest’ultimo, costruito nel 1744, particolarmente elegante e con una torre con compana ed orologio pubblico, era l’attrattiva principale di Piazza Verdi.

Ma la conta dei monumenti che non ci sono più a Finale Emilia prosegue: è crollato anche il Castello delle Rocche, antica porta della città voluta dagli Estensi, e hanno subito gravi danni numerose chiese, come quella della Buonamorte, del Rosario e dell’Annunciata, di XVI e XVII secolo. Si registrano danni ingenti al patrimonio storico artistico anche a San Felice sul Panaro, dove sono state colpite dal sisma la chiesa principale e la Rocca quattrocentesca degli Estensi.

Ferito a morte il Castello Lambertini di Poggio Renatico, sede del municipio. Non ha subito danni terribili ma è stato comunque coinvolto il Castello Estense di Ferrara. La Torretta dei Leoni, che sovrasta uno dei quattro angoli, ha subito infatti un crollo visibile. L’arte non c’è più, ma presto si parlerà di restauro lì dove è possibile: concluse le operazioni di incombente emergenza ci sarà spazio per la rinascita.

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