E’ L’Urlo di Edward Munch il quadro più caro del mondo. Era lo scorso mercoledì quando a New York alle 8 pm, ovvero le due di notte qui da noi in Italia, nell’attesissima asta Sotheby’s, il martelletto del battitore Tobias Meyer si è fermato a 107 milioni di dollari. Si tratta della cifra più alta mai pagata in asta prima d’ora per un’opera d’arte. Il nuovo re del mercato è stato incoronato la scorsa settimana in una sala d’asta stracolma.
Il dipinto partiva da una base di 40 milioni di dollari, e in un battibaleno è partita una pioggia di offerte. Sotheby’s aveva previsto che l’opera sarebbe stata venduta per più di 80 milioni di dollari, ma gli esperti d’arte concordavano che invece avrebbe superato la cifra dei 100 milioni. La gara è durata per oltre dieci minuti, fino a quando, dopo vari rilanci tra un’offerta e l’altra, un anomimo acquirente non è riuscito ad aggiudicarsi telefonicamente il dipinto per 107 milioni di dollari.
Nulla si conosce sull’identità del compratore, che per portrasi a casa il pastello datato 1895 dovrà sborsare complessivamente, includendo tasse e diritti d’asta, 120 milioni di dollari (oltre 91 milioni di euro). Solo in vendite private si erano raggiunte precedentemente delle cifre più elevate, come i 250 milioni pagati dalla famiglia reale del Qatar per i Giocatori di carte di Paul Cézanne. Mentre L’Urlo ha raggiunto un record d’asta battendo quello precedente di un Picasso, Nudo, foglie verdi e busto, battuto nel 2010 per 106,5 milioni di dollari.
L’Urlo è, come sappiamo, l’immagine, insieme alla Gioconda, più famosa e riconosciuta della storia dell’arte. L’immagine dell’uomo che si tiene la testa tra le mani urlando è divenuta il simbolo moderno dell’ansia umana, della sofferenza e della paura. L’opera all’asta era solo una delle quattro versioni del dipinto, forse la più bella. E speriamo che un giorno anche noi potremmo ammirarlo, visto che i capolavori dell’arte sono e dovrebbero rimanere patrimonio di tutti.