Cleopatra e l’Incantesimo d’Egitto a Roma

Cleopatra e l'Incantesimo d'Egitto a Roma

La regina dell’Egitto torna a Roma. Fino al 2 febbraio 2014 il Chiostro del Bramante ospita la mostra “Cleopatra. Roma e l’Incantesimo dell’Egitto”. Curata dallo storico Giovanni Gentili, con la collaborazione dell’archeologo e scrittore Valerio Massimo Manfredi (che ha realizzato i video che danno inizio al percorso espositivo), la mostra è un vero e proprio viaggio nel passato, alla riscoperta di una delle figure femminili più affascinanti della storia.

A rendere questa mostra della capitale un appuntamento da non mancare è il cospicuo numero di opere concesse in prestito da importanti realtà museali. Non si tratta di semplici opere ma di veri e propri capolavori, per l’esattezza centottanta, di cui diversi mai esposti in Italia, e che provengono dal British Museum di Londra, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Musée du Louvre di Parigi, ma anche dai nostri Musei Capitolini, dal Museo Egizio di Torino, dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli.  L’allestimento intende indagare soprattutto sul legame tra Cleopatra e la città di Roma, nonché sul potere esercitato dall’Egitto sull’attuale capitale d’Italia.

Nove le sezioni in cui si snoda il percorso espositivo, attraverso le quali è possibile ricostruire la vita della seducente figlia del faraone Tolomeo XII Aulete, i luoghi ed il tempo in cui visse, le tendenze che ispirò grazie al suo carisma. Con la sua presenza a Roma si parlò infatti di Egittomania, indicando proprio il fatto che ci si lasciò ispirò dalla regina e dalla sua terra in molti aspetti del quotidiano, dalla religione all’abbigliamento.

Tra le chicche il ritratto della donna mata da Giulio Cesare e Marco Antonio proveniente dalla collezione privata Maurice Nahman del Cairo, per la prima volta visibile nella nostra penisola. Se l’ultima mostra dedicata a Cleopatra, risalente al 2000, ha fatto registrare un vero boom di visitatori, ci sono tutti i presupposti perché questo nuovo appuntamento nella città eterna non sia da meno.

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